25 ottobre 2010

Il gallo sulla munnezza

Silvio, sulla munnezza hai costruito la tua recente fortuna.
E sulla munnezza cadrai.


(e anche questa volta il titolo si riferisce a un proverbio molto usato a casa mia)

24 ottobre 2010

Il libro che ho appena letto

Passano i giorni, e ogni ora è al tempo stesso inconcepibile e naturalissima. Gli attacchi si alternano coi contrattacchi e sul terreno devastato, fra le trincee, si ammucchiano i morti. Dei feriti, per lo più siamo in grado di raccogliere quelli che non son caduti troppo lontano; ma gli altri giacciono a lungo abbandonati, e li sentiamo morire.
Ve n'è uno, che cerchiamo invano per due giorni. Probabilmente è caduto sul ventre e non si può voltare; non si spiega altrimenti come non sia possibile rintracciarlo: solo quando si grida così con la bocca rasente terra, riesce difficilissimo stabilire la direzione.
Avrà preso un brutto colpo, una di quelle ferite rognose, che non sono gravi abbastanza da consentire alla vita di spegnersi lentamente in uno stato di semicoscienza, né d'altra parte abbastanza leggere per fare sopportare il dolore con la speranza di guarigione. Kat pensa che deve trattarsi di una frattura del bacino o di una pallottola nella spina dorsale: il torace non deve essere colpito, altrimenti il ferito non avrebbe tanta forza per gridare: e se fosse colpita qulche altra parte, si dovrebbe vederlo muoversi.
A poco a poco la voce si fa più rauca. Essa ha un suono così infelice, che potrebbe venire da qualsiasi parte. Nella prima notte, tre volte i nostri sono usciti. Ma quando credono d'aver trovato la direzione, e si avanzano carponi verso quella volta, ecco che la voce sembra ad un tratto provenire da tutt'altro punto. Fino all'alba cerchiamo invano; durantela giornata si esplora sistematicamente il terreno coi cannocchiali, m senza risultato. Il secondo giorno la voce si fa più fievole: la gola e le labbra devono essersi inaridite.

Terribile e bello: le atrocità da macelleria della guerra di trincea durante il Grande Conflitto. Erich Maria Remarque, Niente di nuovo sul fronte occidentale.

Imboscata al centro di Napoli

Al semaforo sotto casa dei miei genitori c'è un ragazzo di colore, di quelli che puliscono i vetri. Dato che la mia auto è completamente cacata dai colombi, decido che forse è il caso di farla pulire un pò: accosto, e mi metto d'accordo per una modesta cifra. Il ragazzo si mette alacremente al lavoro su vetri e tettuccio, mentre io leggo il giornale, fiero "masto" di questo car-wash improvvisato, e del "guaglione". Fumo anche un pò, per darmi ulteriormente un contegno. Gli faccio qualche domanda, gli chiedo delle profonde cicatrici simmetriche, quattro per lato, che ha sugli zigomi fin quasi alle tempie. Mi risponde che glie le ha fatte il padre: "Tradisciòne!" e mi sorride. Sono contento che qui abbiamo la tradizione della pastiera e torno a leggere il giornale.
A un certo punto, al semaforo fermano quattro furgoni dei carabinieri, ovviamente pieni di militari cazzutissimi e con gli occhiali scuri, in assetto anti-qualcosa. Si affaccia l'autista del primo furgone, e girato all'indietro, urla "qualcuno sa adesso dove dovemo annà?". Facce interrogative. La piccola colonna di mezzi rimane ferma alcuni minuti, finchè dall'ultimo furgone viene fuori un carabiniere con un tom-tom in mano, uguale a quello che ho io: avrei immaginato qualcosa di più spaziale. In ogni caso, neanche col tom-tom sanno decidere che direzione prendere, per cui il capocolonna, incazzatissimo e sempre più robocop, si butta a destra, e cioè  prende una direzione a caso. Quella sbagliata, probabilmente: se avessero dovuto andare a Terzigno, dove sta succedendo quel che succede, avrebbero dovuto andare a sinistra.
E poi mi dico che, se si perdono così, al centro di Napoli, è normale che cadano nelle imboscate in Afghanistan.


Il mio orizzonte è microborghese

Il mio orizzonte è microborghese...

Capacità di calcolo

Cena in famiglia. Un ingegnere è al terzo bicchiere di falanghina:
- tre per otto ventisette... io reggo benissimo l'alcol

21 ottobre 2010

Vediamo se tieni le palle

Gentile utente, vediamo se tieni le palle. Indovina la strada dove sono nato. Hai i quattro seguenti indizi perimetrici:
Carlo Bernari - I tre operai
Enzo Striano - Giornale di adolescenza
Elena Ferrante - L'amore molesto
Ermanno Rea - Napoli ferrovia

Non valgono i suggerimenti

Vedi Napoli e poi muori



E' inutile che ce la diciamo e ce la cantiamo. Siamo fuori dall'Italia, senz'altro fuori dall'Europa. Siamo un turbolento paese, non in via di sviluppo, bensì in pieno declino, con la popolazione in ostaggio di un folto manipolo di malviventi violenti.

18 ottobre 2010

What is mind? No matter.

What is mind? No matter. What is matter? Never mind.

George Berkeley (12 March 1685 – 14 January 1753)

13 ottobre 2010

Napoli dopo i Lumiére

E poi ditemi se non era una città strepitosa. Il documento è tratto da un film del 1926, quando Napoli era ancora la pionierstica capitale italiana del cinema.

11 ottobre 2010

I fratelli Lumière



Il simpaticissimo filmato è del 1898, ed è della mano dei fratelli Lumière. Usandolo come una macchina del tempo, lo esaminiamo per un divertente studio "sul campo" nella Napoli di più di 100 anni fa, cercando di riviverne le immagini, anche se non è purtroppo possibile coglierne gli odori e i suoni.

Il filmato inizia con la vista di una strada larga, ma non troppo, lastricata, che sulla destra sembra essere fiancheggiata da una sorta di cancellata. La via, estremamente animata e percorsa anche da tram a cavalli, piega in fondo verso destra in maniera quasi brusca. Sul lato sinistro, la strada è fiancheggiata da numerosie quanto affollate abitazioni: si notano, sempre sul fronte sinistro della strada, in fondo,  un edificio lungo e basso, di colore chiaro, con grandi aperture scure, che potrebbe sembrare essere adibito a servizi.
Non indovinate? Tanto lo so che non ci arrivate, per cui ve lo dico io: si tratta di Via Marina, e oltre quella cancellata, sulla destra, ci sarebbe il mare...
In particolare, quello che stiamo osservando è il fronte degli edifici che separava Via Nuova Marina dalle strade più interne, che correvano parallele ad essa, e che prendevano il nome di Vico Marina del Vino e Via Chianche alla Loggia. Per avere un'idea di cosa staremmo guardando, partite da Piazzetta degli Orefici, e seguite l'attuale via Capocci verso il mare: i vicoli che intersecano via Capocci sono appunto le due strade succitate. Mentalmente, aggiungete una nuova (o vecchia, a seconda dei punti di vista) cortina di edifici parallela ai vicoli attuali, e dovreste ottenere quanto si vede nel filmato. Vale la pena notare una cosa: all'epoca via Capocci, come molte delle strade che ora sbucano trasversalmente rispetto a via Marina, non era stata ancora tracciata abbattendo un certo numero di edifici più o meno fatiscenti, per cui il fronte sul mare appariva compatto e non interrotto da strade; l'unica maniera di addentrarsi nel centro storico da via Marina era quello di passare sotto alcuni attraversamenti coperti (ad esempio Porta della Marina del Vino) che facevano parte del fronte stesso. L'abbattimento del fronte (che avete dovuto aggiungere mentalmente) ha comportato un suo arretramento: il risultato è stato quello di allargare via Marina, e di ammorbidirne il tracciato, che a fine ottocento faceva un paio di curve piuttosto brusche. Una sugestiva foto d'epoca, che inquadra più o meno la stessa scena del filmato, è quella presente a pag.229 del libro di Alisio. L'edificio con i locali di servizio che si vede sulla sinistra al fondo della strada è la cosiddetta Pescheria, non più esistente, anche detta Pietra del Pesce: ora al posto suo c'è Via Nuova Marina, come la si vede all'altezza della presente via Carlo Troya. Il punto di osservazione scelto dai fratelli Lumière mi sembra corrispondere  al centro dell'attuale Via Nuova Marina, all'altezza di Via Giuseppe Marotta. Vale la pena notare, da ultimo, che neanche il porto era stato ancora allargato con le colmate a mare, e la successiva creazione dei moli novecenteschi, per cui il rapporto del fronte di case con il mare era strettissimo.

All'istante 00:32 del filmato inizia una ripresa di via Roma. Niente da dire: tranne che per i lampioni e gli uomini in paglietta, oggi è uguale.

All'istante 1:01 inizia una sequenza particolarmente carina: si vede il Vesuvio sullo sfondo, il bacino del porto, lampioni a gas e il fumo del comignolo di qualche nave. Tanto non indovinate neanque questa: si tratta di una vista del porto dal molo dell'Immacolatella: lo si capisce perchè, pur essendo noi vicinissimi all'acqua, non vediamo grossi velieri (che invece stazionavano al molo di fronte al Maschio Angioino). All'epoca, l'Immacolatella era un edificio circondato su tre lati dall'acqua (e non da una enorme colmata come oggi), ed era collegato alla terra ferma da uno sporgente. Su un lato dello sporgente, questo si allargava in uno spicazzo, con lampioni e sedili di pietra, dove si era usi andare a prendere il fresco, e osservare lo spettacolo delle attività del porto (si vedano le figure a pag.154 del libro di Alisio). A dire il vero, lo sporgente non era propriamente collegato alla terra ferma, ma alla strada costiera, che lì formava una stretta curva, cambiando il nome da via Piliero a Ponte dell'Immacolatella: il Ponte dell'Immacolatella chiudeva un bacino interno detto del Mandracchio, oggi riempito e non più esistente. Per dare un'idea di dove fosse questo Mandracchio (o Porto Piccolo), si può dire che esso occupasse via Cristoforo Colombo e parte delle moderne aree portuali tra la Chiesa di Santa Maria di Portosalvo e l'ex sede del Roma, oggi Hotel Romeo.

Infine, il filmato mostra, dall'istante 1:32, via Santa Lucia, vista dalla cima della strada. Tranne per un paio di edifici sullo sfondo, abbattuti e sostituiti d palazzi moderni, la strada è tale e quale ad ora, se non per un piccolo particolare...vedete la luce da sinistra? All'epoca non era stata ancora completata la colmata a mare che avrebbe dato origine a via Parthenope, e Santa Lucia, non coperta dagli hotel eleganti, godeva di un rapporto diretto con il mare.

03 ottobre 2010

Stravizi privati, pubbliche virtù, e faccia delle zoccole vecchie

Come alcuni di voi ricorderanno, il nostro premier S.B. è stato colto in un filmato mentre racconta ad alcune persone una barzelletta sull'onorevole Bindi, che mi pare di capire lui non apprezzi granchè fisicamente, condita da una sonora bestemmiona ("Orcod..."). L'occasione è quella di una visita all'Aquila, per seguire l'andamento della ricostruzione: sono presenti militari italiani, carabinieri, gente della protezione civile.
Devo ammettere, godendomi il filmato, che il premier è un attore eccezionale, e un vero mattatore mentre racconta barzellette, e quindi su questo nulla da dire. Ci sarebbe da osservare, per la verità, che S.B. crede di essere simpatico ripetendo la medesima gag sulla Bindi fin dal 2003 (ma il ripetersi non è un sintomo di arterie indurite? vedi qui): forse il premier invecchia male. Piuttosto mi sembra più interessante mettere in luce la faccia delle zoccole vecchie (1) che hanno alcuni acuti pensatori del centro destra.

In effetti, osserviamo che la diffusione del filmato incriminato ha provocato una salva di critiche, anche dal Vaticano. Critiche alla quale dal centro destra si è risposto con il seguente ragionamento: una barzelletta sessista e ad oggetto una persona non presente, che non può difendersi, condita da una bestemmia, raccontata in un'occasione privata e non destinata al pubblico, non è offensiva quanto l'averla filmata di nascosto e diffusa. Il ragionamento sembra non fare una piega: S.B. sarebbe stato spiato nel più intimo privato, e sono stati messi in piazza i suoi vizietti privati (torturarsi col pensiero della Bindi e raccontare barzellette), che non possono essere criticati come si potrebbe normalmente fare nei confronti della sua funzione pubblica, rivestita in occasioni ufficiali. E' proprio questa la difesa che con le mie orecchie ho sentito da tre o quattro esponenti politici di centro destra diversi, e ogni volta che la riascolto la trovo più spassosa.

E' incredibile come questi manipolatori della realtà trascurino il fatto che la giornata durante la quale è stato ripreso il filmato non era quella di una scampagnata con gli amici fuori porta, ma una visita ufficiale su un luogo colpito da un disastro. Dunque funzione pubblica. Che i presenti non erano compagni d'infanzia del premier, ma soldati, carabinieri, volontari della protezione civile, personale politico e altri dipendenti dello Stato, perfetti sconosciuti e non compagni di merende del premier. Che la registrazione non è avvenuta in uno sgabuzzino, dove il premier aveva fatto in modo da appartarsi, per lasciarsi andare un pò, ma all'aperto e tra la gente, quindi esattamente in pubblico.

Io, ultimamente, per continuare a credere alla solidità della realtà, al fatto che il mondo non gira all'incontrario e che c'è una logica nelle cose, ho cominciato a fare la tara ad ogni singola parola profferita dalla bocca di un politico di centro-destra. E devo dire che mi sento meglio, quando lo faccio.

Note
(1) La faccia delle zoccole vecchie. Espressione napoletana, molto usata nella mia famiglia, e che esprime la faccia di bronzo di alcune persone: faccia paragonabile solo a quella delle prostitute, oramai incallite e rotte a ogni bassezza, che si dedicano al mestiere fino alla tarda età.

01 ottobre 2010

E'Punto


TelesE'bellissima: il fornitore ufficiale di pubblico divertimento nel beneventano. E io sono l'unico ad avercelo sul culo dell'auto.