23 novembre 2012

Maya vs Israele: 0 a 1

Alla fermata della metropolitana salgono un padre e una figlia e si siedono giusto di fronte a me, continuando una discussione iniziata fuori dalla metropolitana. Ne sono incuriosito, quando sento la parola "maya". Lui spiega alla figlia che già si sente nell'aria qualcosa, una certa vibrazione, ora che il fatidico 21 dicembre 2012 è vicino, e che probabilmente ci sarà un grande cambiamento. Lei parla di clima, e riscaldamento globale. Anche se poi lui ha sentito da un giornalista alla TV che forse i Maya sbagliavano, perchè il 2112 dovrebbe essere ancora più interessante, data la simmetria della data. Lei annuisce convinta.
Io non ce la faccio più. Mi sporgo in avanti e dico: - Per il calendario ebraico siamo quasi al 5800, e il 2012 è passato da quasi 4000 anni. Per cui, sentite a me, pensate alla salute e state sereni.
Sorrido, e mi alzo per scendere alla mia fermata. E loro mi guardano come se io fossi pazzo. Io.

17 novembre 2012

Questi ragazzi così puri




I ragazzi che ho visto in strada sono puri, perchè le loro motivazioni sono pure. Quello che mi ha davvero colpito delle proteste di questi giorni è che non si tratta del disagio esistenziale di alcuni, tutto personale, che si è contaminato con un certo spirito dei tempi o con culture accademiche, verbalmente violente per la troppa considerazione di sè: io non vedo in giro cattivi maestri.
Nè si è trattato dell'eccesso di testosterone di gente annoiata, che si è incrociato con culture politiche neanche tanto marginali: ambienti abitualmente maneschi, contestatori, hooligans dentro e fuori movimenti più o meno organizzati. Non ho visto niente di tutto questo nelle proteste di questi giorni, perchè le motivazioni dei ragazzi mi sono sembrate più pure, quasi elementari.
I ragazzi protestano, e protesteranno sempre di più nei prossimi mesi, perchè non stanno bene. Innegabilmente, non vivono più bene. E non si tratta solo di conservazione. Certo, in un certo qual modo questi ragazzi protestano anche per la conservazione, perchè magari vedono lo stato sociale ridursi, con la sottrazione di ciò di cui hanno goduto fino a poco fa non solo i genitori, ma anche i fratelli più grandi. Vedono un sistema del lavoro inselvatichito, brutale, con paghe bassissime e orari infiniti, fatto di contratti atipici, con sempre meno garanzie. Vedono meno professori a scuola, meno infermieri al servizio dei malati a casa, meno trasporto pubblico. E protestano, anche per conservare quel poco che di tutto ciò è rimasto.
Ma quel che è davvero importante, ciò che li induce a una rabbia vera, senza allegria, quella che magari caratterizzava le contestazioni di una volta, è il vedere restringersi davanti a sé il numero delle strade possibili, delle opzioni di vita. Sanno che dovranno lavorare di più per ricevere di meno, mantenendo un esercito di pensionati, a volte con pensioni congrue. Sanno che avranno più difficilmente accesso al mercato del credito.
Sanno, perchè ne hanno sentito parlare, che un tempo studiare consentiva di fare un passo avanti e di provare a salire qualche piano della società sfruttando l'ascensore sociale: oggi laurearsi non consente ad un ragazzo di guadagnare più del padre operaio. Sanno che un tempo fare impresa poteva significare assumere, ingrandirsi in un orizzonte conomico in espansione, mentre oggi si apre una partita IVA per lavorare per un unico cliente, che in realtà è il datore di lavoro occulto.
Sanno che collettivamente, in quanto generazione, sono stati abbandonati da adulti che non li educano più, che non parlano loro, che non insegnano un mestiere o semplicemente l'arte di crescere. Sanno che il passaggio del testimone da una fase all'altra della storia è stato lasciato in sospeso da uomini e donne, quelli che avevano venti anni all'alba degli anni '70, che non vogliono invecchiare, che vogliono conservarsi in eterno, che vogliono avere fidanzate giovani, che vogliono mantenere le leve del comando anche se hanno minori energie, minori idee e più ristrette, che non sono più capaci di sacrificio di sè. Sentono, i ragazzi, che si è sostanzialmente smarrita l'idea di progresso, l'idea stessa dell'amore verso chi viene dopo in linea temporale, che un tempo nutriva una società in espansione, che cercava di produrre di più, di fare cose più grandi, più veloci, che coinvolgessero più persone, convogliando l'esperienza da una generazione all'altra. In una parola, i ragazzi protestano perchè quel che della società è stata smarrita è l'anima, la capacità di immaginarsi domani.
Il grido di questi ragazzi è appunto il dolore dell'anima che viene strappata via dai corpi. Perchè l'anima non è la capacità di essere sentimentali o di provare sensazioni, ma è il coraggio di progettare il futuro, e di accompagnare per mano una generazione in questo futuro. E questi ragazzi, così puri, così elementari nella loro richiesta di essere amati collettivamente in quanto giovani, è contro il loro abbandono in un domani oscuro, nebuloso, che oggi urlano prendendo le botte dai poliziotti.